Ibrido o da remoto? Come cambia il mondo del lavoro. Una ricerca di AT&T.

Il lavoro da remoto è stato il punto di forza delle organizzazioni negli anni più difficili della pandemia. Oggi le aziende affrontano nuove sfide e hanno bisogno di uscire dalla fase emergenziale per progettare una nuova organizzazione del lavoro che guardi al futuro e non al passato.

Pronti a lavorare da remoto?

Una scrivania con un grande vaso di tulipani, un computer, un cellulare e una tazza di caffè.

Prima della pandemia diverse aziende, in Italia e nel mondo, avevano iniziato ampie riflessioni sul futuro del lavoro e alcune di loro avevano già avviato la sperimentazione di modalità di lavoro ibrido, in parte in presenza e in parte da remoto.

Altre aziende avevano invece valutato che avviare modalità di lavoro ibrido fosse prematuro:  l'organizzazione, le procedure, la leadership non erano pronte.

Dalla fine di febbraio 2020 tutte queste riflessioni e questi timori sono stati spazzati via della nuova realtà e, improvvisamente, la modalità di lavoro ibrido o totalmente da remoto è diventata l'unica opzione possibile.

Il lavoro ibrido: presente e futuro.

Una donna che guarda davanti a sé attraverso un binocolo.

A distanza di più di due anni da quel giorno possiamo dire che le aziende, grandi e piccole, hanno reagito velocemente alla nuova normalità imposta dalla pandemia e che oggi si trovano nella necessità di affrontare un nuovo e sfidante cambiamento:  il lavoro può tornare ai suoi ritmi pre pandemia ma le strategie di gestione del lavoro del passato sono comunque superate e non più applicabili, né alla realtà di oggi, né quella di domani.

Per capire quale sarà il futuro del lavoro, AT&T ha svolto una ricerca molto interessante: ha chiesto ad un ampio campione di dirigenti d'azienda come intendano organizzare il lavoro nel momento in cui molti uffici stanno riaprendo o sono già tornati alla normalità.

Il futuro del lavoro: una ricerca di AT&T.

un pavimento a mosaico con la scritta "imagine" e di lato due boccioli di rosa rossa.

Una prima considerazione che emerge dalla ricerca AT&T è che la modalità di lavoro ibrida rimarrà anche in futuro, ma che esiste una significativa differenza tra dirigenti e lavoratori delle varie aziende su quale sia il migliore mix di lavoro da remoto e di lavoro in presenza.

Emerge anche una diffusa preoccupazione da parte dei dirigenti su come sia possibile sviluppare cultura aziendale e senso di appartenenza dei lavoratori in un mondo del lavoro ibrido, soprattutto oggi quando una delle sfide principali che le aziende devono affrontare è quella di riuscire ad attrarre, trattenere e valorizzare le persone più competenti e motivate.

Dalla ricerca AT&T emergono alcune conclusioni molto interessanti:

1. Il futuro del lavoro è ibrido.  Ciascuno di noi ha amici, colleghi e conoscenti che vorrebbero continuare a lavorare principalmente da remoto, mentre altri sentono maggiormente la mancanza di un ufficio strutturato e della relazione, di persona, con i colleghi. La maggior parte delle persone con cui parliamo desidererebbe comunque poter lavorare in modalità ibrida, in parte in presenza e in parte da remoto.  Ed è proprio questo modello ibrido che la maggior parte dei dirigenti considera normale prevedere anche per il futuro. 

La ricerca AT&T evidenzia infatti che, mentre il lavoro completamente remoto dovrebbe subire un drastico calo dal 56% del 2021 al 19% del 2024, il lavoro ibrido dovrebbe crescere dal 42% del 2021 all'81% del 2024.

A questo si aggiunge un cambiamento importante: se in passato i trend indicavano che la flessibilità nell'organizzazione del lavoro fosse necessaria per attrarre e trattenere i lavoratori più giovani, oggi la ricerca suggerisce che un'organizzazione del lavoro flessibile è indispensabile per attrarre e trattenere i talenti di ogni fascia di età.  

2. Le aziende sono disponibili a mantenere modalità di lavoro ibrido, ma in realtà non sono veramente pronte.  Il mondo e l'organizzazione del lavoro sono cambiati con una rapidità che era inimmaginabile prima della pandemia.  La maggior parte delle aziende ha fatto grandi sforzi per mantenere la propria operatività, e spesso con successo.  Oggi però è indispensabile che le aziende si strutturino meglio e che avviino nuovi investimenti: nuove strategie di comunicazione, nuovi stili manageriali, nuove competenze e nuove tecnologie.

La ricerca di AT&T evidenzia che la maggior parte dei dirigenti intervistati non ha ancora affrontato molti di questi aspetti:  circa il 75% degli intervistati afferma di non aver messo in atto le strategie necessarie per strutturare in modo permanente la propria organizzazione in base ad un modello di lavoro ibrido.  Non stupisce quindi che la maggior parte dei dirigenti intervistati sia ancora rimasta alla convinzione che la principale sfida del modello di lavoro ibrido sia "mantenere il controllo sui dipendenti".

3. È necessario prepararsi per un futuro che è già qui.  Oggi, e in futuro, le aziende devono affrontare nuove sfide, e sempre più complesse. Una delle principali è proprio quella dell'organizzazione del lavoro ibrido in modo da garantire sempre maggiore flessibilità, performance e innovazione.  

Alleata delle aziende nell'affrontare in modo strutturato e lungimirante questa e le altre sfide è la tecnologia. 

Una scrivania con un computer, una tazza di te, uno scaffale di piante grasse, un vaso di fiori davanti a una finestra aperta su un giardino.

In conclusione.

Con lo sviluppo di nuovi e più moderni stili manageriali, con la cura e lo sviluppo della cultura aziendale, anche da remoto, e con il supporto della tecnologia le aziende possono uscire dalla logica dell'emergenza e creare consapevolmente e strategicamente ambienti di lavoro: ibridi, accoglienti e di successo. 

Per maggiori informazioni puoi leggere:

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Sono Paola Cutaia, Professional Certified Coach accreditata dalla International Coach Federation.

Credo fortemente che le organizzazioni di successo siano quelle in grado di generare nuove idee e produrre grandi innovazioni e che possano farlo solo sviluppando pienamente il potenziale delle loro risorse più preziose:  le persone.

Per più di vent'anni ho lavorato come dirigente e CEO di organizzazioni non profit, profit e governative. Mi sono occupata di consulenza industriale, sono stata National Director di Amnesty International Italia e capo della segreteria del Ministro per la cooperazione internazionale.

Oggi collaboro con Università e Business School, oltre che con società di consulenza italiane e internazionali.

Studio, sperimento e insegno nuove strategie e tecniche per portare innovazione nelle organizzazioni coniugando inclusione e performance.

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