Si fa presto a dire inclusione! I leader e le azioni di D&I di successo

Sono sempre di più i leader che sono consapevoli dell'impatto che ambienti di lavoro inclusivi hanno sulla performance e sul successo di lungo periodo delle organizzazioni, oltre che sul clima di lavoro e il benessere delle persone.  Non sempre sanno però come portare diversity & inclusion in azienda con semplicità ed efficacia.  Una proposta e qualche errore da evitare.

Organizzazioni inclusive e performanti

Lo scorso agosto stavo guardando un notiziario in televisione e ho sentito un portavoce dei Talebani dichiarare: “ formeremo un governo inclusivo”. 

In quel momento ho pensato “wow!” 

Allora è proprio vero: la parola inclusione può avere tanti significati oppure può non significare assolutamente nulla.

Qual è il significato per noi personalmente e all'interno delle nostre organizzazioni?

Può essere facile condividere l’idea che la parola inclusione possa avere significati diversi a seconda del luogo, della cultura e così via. 

Può essere molto meno facile rendersi conto che potrebbe avere un significato diverso per ciascuno di noi a seconda della nostra visione del mondo e dei nostri unconscious bias.

E comunque, come possiamo capire se un’organizzazione, la nostra organizzazione, è autenticamente inclusiva?

Politiche e azioni di D&I di successo

Da anni le ricerche dimostrano che le organizzazioni veramente inclusive hanno persone più felici e risultati migliori.  Ma questo non sempre riesce a motivare leader e organizzazioni ad impegnarsi concretamente per costruire ambienti di lavoro più inclusivi, e soprattutto a farlo velocemente.

Anche per i leader che lavorano per la creazione di ambienti inclusivi e performanti non è sempre semplice capire se le politiche e le azioni intraprese stiano veramente avendo successo e quindi se le persone  si sentano trattate con equità e rispetto.

Sono molti i fattori in campo: la missione, le politiche, le pratiche quotidiane, così come il comportamento delle altre persone.

Ma il fattore che influenza di più il senso di appartenenza di una persona è il comportamento dei leader.

Il ruolo dei leader: una ricerca di Deloitte Australia

data has a better idea

Una ricerca di Deloitte Australia ha concluso che il 70% della differenza tra sentirsi esclusi o inclusi nel proprio ambiente lavorativo dipende dal comportamento dei leader dell’organizzazione.

Sentirsi inclusi e rispettati fa una grande differenza sia per i singoli, sia per l’organizzazione nel suo complesso:  più ci sentiamo a nostro agio e al posto giusto, più lavoriamo con entusiasmo e dedizione, più collaboriamo con facilità con gli altri e gli altri team, e tutto questo aumenta in modo significativo la performance dell’organizzazione, oltre a migliorare il clima di lavoro e il benessere complessivo delle persone.

La ricerca di Deloitte Australia ha anche identificato le competenze e i comportamenti principali che i leader inclusivi hanno in comune:

  • una motivazione profonda e autentica.  Sono persone che considerano diversity & inclusion una priorità personale

  • l’umiltà di ammettere i propri errori e creare quindi spazi di apprendimento e di crescita anche per gli altri

  • la consapevolezza di poter avere dei bias personali e che possano esistere dei bias nell'organizzazione, e l'impegno a lavorare concretamente per superarli

  • la curiosità verso gli altri e una mentalità aperta all’ascolto e alla comprensione dei punti di vista e dei bisogni degli altri

  • l’intelligenza culturale che consente di cogliere le differenze e adattare, se necessario, i propri comportamenti

  • la collaborazione con tutti gli interlocutori e l’attenzione alla creazione e alla crescita di team coesi.

Per approfondimenti puoi leggere

Harvard Business Review Why inclusive leaders are good for organizations, and how to become one

Deloitte Australia Inclusive Leadership - The view from six countries

Il ruolo della formazione su diversity & inclusion: alcuni limiti

La formazione sulla diversity & inclusion fa parte da decenni dei piani di formazione di multinazionali e grandi aziende, ma spesso non ha prodotto i risultati attesi e a volte ha avuto persino un impatto negativo sulle persone e le organizzazioni.

Un motivo potrebbe essere il fatto che la formazione sulla diversity & inclusion è stata spesso realizzata con metodi e tecniche formative frontali superate.

Un altro motivo potrebbe essere il fatto che la formazione sulla diversity & inclusion è stata spesso focalizzata su due aree:

  • spiegare cosa sono gli unconscious bias; quindi dare un nome ai bias, spiegare come funzionano, perché esistono, e perché erano funzionali in situazioni di pericolo e di sopravvivenza, ma non sono funzionali nella nostra vita attuale, personale e professionale

  • spiegare che è necessario tenerli a bada perché le decisioni prese utilizzando le scorciatoie dei bias possono essere sbagliate.

Il problema è che spesso la formazione su diversity & inclusion si fermava qui.

Le persone che frequentavano questi corsi , anche le più attente e motivate, potevano apprezzare il corso e trattenere le informazioni che avevano appreso, almeno per un po' di tempo.

Quello però che un corso di questo tipo non poteva modificare erano i comportamenti.

E se i comportamenti individuali non cambiano, la situazione nei team e nelle organizzazioni non cambierà.

Il ruolo della formazione su D&I: le opportunità.

Per cambiare i comportamenti, per avere un vero impatto, le organizzazioni hanno bisogno di  utilizzare una combinazione di più azioni e di più interlocutori:

  • la consulenza;  lavorare con un consulente esperto può essere utile per iniziare quelle conversazioni, a volte complicate, con i leader, in modo da trasformare l'organizzazione dalla modalità "facciamo anche progetti di D&I" alla nuova modalità "la D&I è un fattore chiave nella governance e nella pianificazione strategica"

  • il coaching - individuale e di team - per modificare i comportamenti individuali e per imparare come gestire concretamente gli unconscious bias nella vita quotidiana

  • il mentoring per supportare le persone nelle fasi di transizione e di crescita

La consulenza, il coaching, il mentoring e la formazione diventano quindi alleati per costruire politiche e azioni di inclusione che abbiano l'impatto e il successo desiderati.

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oppure puoi leggere altri due miei articoli

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Sono Paola Cutaia, Professional Certified Coach accreditata dalla International Coach Federation.

Credo fortemente che le organizzazioni di successo siano quelle in grado di generare nuove idee e produrre grandi innovazioni e che possano farlo solo sviluppando pienamente il potenziale delle loro risorse più preziose:  le persone.

Per più di vent'anni ho lavorato come dirigente e CEO di organizzazioni non profit, profit e governative. Mi sono occupata di consulenza industriale, sono stata National Director di Amnesty International Italia e capo della segreteria del Ministro per la cooperazione internazionale.

Oggi collaboro con Università e Business School, oltre che con società di consulenza italiane e internazionali.

Studio, sperimento e insegno nuove strategie e tecniche per portare innovazione nelle organizzazioni coniugando inclusione e performance.

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